
Domenica mi avete dato l’occasione di vivere una giornata diversa, da ricordare e benché io non conoscessi nessuno ad eccezione di Ines, a fine giornata mi sono sentita parte di una community in dato di fatto, ma in realtà accanto a delle care amiche appassionate di equitazione.
Quando si tratta di nitriti, criniere al vento, finimenti al profumo di cuoio e di biade e paglia come sottofondo d’atmosfera, io non mi tiro mai indietro, sono 31 anni che è così.
Si è vero, montare a cavallo è chiedere in prestito le ali e volare controvento, accade ogni volta, in qualsiasi rettangolo e con qualsiasi cavallo.
Passeggiare però lungo i sentieri sterrati della provincia di Pesaro, guardare le colline a perdita d’occhio, il mare in lontananza che ci rassicurava come una bussola per l’orizzonte, non è stato difficile perdersi tra i pensieri e ricordarsi che si è fortunati.
Si perché avere il coraggio di montare a cavallo e farlo diventare la propria passione più grande è davvero una fortuna.
Potevo innamorarmi del burraco, sarebbe stato uguale forse, ma immagino sia diverso se anziché le carte da gioco difronte a te c’è un muso di velluto che ti guarda, ti scruta e chiede comprensione e rispetto in cambio di amore ed unicità.
Perché montare a cavallo è un esperienza di vita unica.
In una società targata 4.0 le sfide più grandi sono solo quelle con i priori limiti.
Domenica siete riusciti a vincere la sfida, ci avete chiamati aldilà di uno schermo del telefono e ci avete unite. L’unico rumore che abbiamo sentito insieme agli zoccoli dei cavalli è stato quello delle nostre risate.
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